Mitica Ferrata Dibona

03-04 Settembre 2006 – Mitica Ferrata Dibona sul Cristallo.

Ebbene si, avete letto bene, il titolo dice proprio “Ferrata Dibona”.

Non so per voi ma per me e per i miei amici questo nome rappresenta molto più che un’escursione. Rappresenta qualcosa su cui i nostri pensieri hanno planato più e più volte senza mai lanciarsi in picchiata.

Un desiderio che ha dato sale alla nostra idea di montagna, uno di quei sogni che si tengono in cassetto per molto tempo, perché in fondo hanno un senso ed un gusto molto intenso anche come sogni.

Ma ora ci siamo. E’ giunto il momento di affrontare qualcosa di storico, mitico, celebre. E’ il suo turno.

La ferrata Dibona sul Cristallo uscira’ per sempre dalle cose che “dovremmo fare”. Lascera’ per sempre la terra dei sogni più belli e migrera’ lenta verso lande felici dove scorazzano le nostre conquiste.
Dove i ricordi più belli divengono indelebili.

Cosi’, una sera come tante, ci si trova a discutere per l’ultima volta di Ferrata Dibona, con uno spirito molto piu deciso del solito.

Se n’è parlato tante volte, tra noi o anche con altri, ma questa sera ci si guarda seriamente negli occhi. E’ il momento di decidere. S’inizia a pianificare!

Servono alcuni giorni, almeno tre, per avvicinarsi, affrontarla e rientrare. E’ stancante, non complessa ma impegnativa per la lunghezza, per il tempo che richiede.

Ci poniamo una serie di domande che questa volta più che mai sono necessarie, per non sciupare un’occasione tanto attesa.

Come siamo a preparazione?
Come siamo a livello di tecnica?
Come siamo a livello di ferie?
Abbiamo due auto?
Gli orari degli autobus?
E i numeri di telefono di Alberghi, Rifugi, etc…?

Dividiamoci i compiti.
Convinciamoci che possiamo farla, che se organiziamo bene e non tentiamo di strafare, saremo all’altezza.

Ed arriva infine anche il giorno in cui tutto è definito: orari degli autobus, prenotazioni in Albergo, rifugio, tempistiche … Tutto.

Tutto sembra alla fine pronto e ben studiato, resta solo l’incognita del tempo… Che il sole ci assista!

L’idea prevede che si impieghino due auto, un paio di autobus, un rifugio, un Albergo e due funivie … Neanche andassimo sull’Everest!

Partiro’ io per primo, per lasciare, secondo i piani, un’auto all’Albergo Fiames, a nord di Cortina, pronta per il ritorno.
Dall’albergo Fiames, con autobus di linea, mi portero’ a Cortina dove incrocero’ gli altri a bordo della seconda auto. Da qui su a Rio Gere, dove lasciare la seconda auto.

Ci sono alcune variabili in gioco, ma potrebbe funzionare a modino!

Il giorno deciso si affaccia.
La mia mattinata trascorre veloce mentre termino la preparazione del materiale.

Poi parto, da solo, verso Cortina.

Tutto fila meravigliosamente liscio come previsto.

All’Albergo Fanes, dopo aver parcheggiato e recuperato il materiale, salgo sull’autobus e rientro verso Cortina.

Qui tappa forzata per un paio d’ore, aspettando il resto della spedizione. Ne approfitto per gironzolare in Corso Italia tra i turisti domenicali.

Scarponi, zaino, giubbo, caschetto. E’ bello girare cosi’ tra gli sguardi dei signori in maglioncino e scarpe scamosciate.

Nessuno sembra accorgersi che sono parte di una meravigliosa spedizione di tre elementi che portera’ la Ferrata Dibona dalla terra del sogno alla brillante terra delle conquiste. Strano, ho un sorriso stampato sul volto che in realta’ non lascia grossi dubbi! ;O)

Prendo un paio di barrette energetiche (guarana’, ginseng, etc…), che non si sa mai. Poi il tempo stringe e mi porto verso il luogo dell’appuntamento.

Arrivano gli amici! Saluti di rito… Carico il materiale in auto, ci facciamo due chiacchiere e via per Rio Gere. Non ci nascondiamo la gioia, in fondo sotto sotto è anche per stare in buona compagnia che ci siamo organizzati questa mini vacanza.

A Rio Gere salutiamo la macchina, con un minimo di apprensione … Ma oramai è tempo di agire! Via!
Bagaglio in spalla e avanti col primo tiro di seggiovia!

Al Rifugio Son Forca ci prendiamo un po di tempo per un caffè ed una fetta di torta.
Al sole si sta bene. L’autista dell’autobus che mi ha riaccompagnato dall’Albergo Fiames a Cortina mi confidava che da più di un mese che aspettavano giornate cosi’, nella conca Ampezzana.

Ne deduco che Qualcuno lassù ci supporta! Sara’ una grande impresa!

Secondo tiro di funivia dal Rifugio Son Forca al Rifugio Lorenzi.

Cabinovie minuscole per due persone. Saliamo ognuno su una diversa, gli zaini prendono molto spazio.

Per tutto il tragitto osserviamo fuori ma anche dentro: le pareti e sopratutto il fondo delle minicabine sono in lamiera deformata, dall’aspetto tutt’altro che rassicurante.

Alla fine ci siamo: per stasera si dorme qui al Rifugio Lorenzi.

Ci resta giusto il tempo di sistemare la roba in camera ed esplorare un po qui intorno.

Diamo un’occhiatina alla parte iniziale della ferrata Dibona, che parte a pochi metri dal Rifugio Lorenzi, praticamente dietro all’arrivo della cabinovia.

Si cena. Atmosfera magica, come sempre nei rifugi, oltretutto siamo in pochi. In effetti salire di domenica si sta dimostrando un’idea azzeccata!

Dopo cena, un goccio (forse due… Ok tre!) di liquore Ceco (BECHEROVKA) portato appositamente per festeggiare. E poi via a letto! Domani ci si alza presto e si cammina per tutto il giorno.

All’alba sono gia’ sveglio, scendo per primo, apro il rifugio e dal terrazzo esterno mi gusto l’arrivo del sole. Stupendo!

Tra foto ricordo e aria frizzantina, consumiamo una veloce colazione. Siamo decisamente iperattivi.

L’idea che stiamo per iniziare questa grande giornata e che il tempo volga a totale nostro favore ci infonde una gioia enorme. Ce lo leggiamo in faccia, stiamo decisamente bene!

Ok! Siamo pronti, colazionati e ben bardati per affrontare una delle giornate più mitiche della nostra vita!

Si Parte!

Alcune scalette fisse ed in breve siamo al famoso ponte sospeso lungo 27mt ,la cui copia è stata utilizzata anche in alcune scene del film di Silvester Stallone “Cliffhanger” (1993, un film di Renny Harlin con John Lithgow, Sylvester Stallone, Janine Turner, Michael Rooker,…).

La ferrata si muove in cresta, non particolarmente pericolosa o tecnica. Approfittiamo per una deviazione (attrezzata) alla Cima del Cristallino, da dove si gode un panorama stupendo ed un’ottima visuale sul Rifugio Lorenzi. Ne vale la pena.

Proseguiamo spostandoci quasi sempre in leggera discesa o brevissime salite. Presto avvistiamo le prime postazioni di guerra. Ce ne sono molte.

La giornata procede bene, in lontananza i primi escursionisti iniziano la ferrata e ci appaiono come piccoli puntini sui profili delle creste.

Il bel tempo domina.

Maciniamo passo su passo l’intera ferrata divorando passaggi tranquilli e passaggi anche molto esposti. Sempre assicurati al cavo, un principio che alla lunga “paga”, specie in ferrate dove la stanchezza puo’ condurre alla distrazione.

Terminata la ferrata si scende lungo un vallone.

Qui alcuni dubbi ci bloccano. Si abbandonano le creste per scendere rapidamente di quota. La cosa ci sembra strana, illogica, ma poi in effetti questa è la strada corretta.

Da qui in poi la stanchezza aumenta e anche se la parte attrezzata è terminata, ne abbiamo ancora molto da camminare prima di raggiungere Ospitale, nostra meta finale.

La mulattiera finale, poco prima di Ospitale, ci vede sopraggiungere ondeggiando per la stanchezza. Non belli da vedere.

Siamo felici e fieri, ma anche decisamente provati.

Io zoppico per il dolore ad un ginocchio e alcune vesciche sulle piante dei piedi.

Un secondo avanza con andatura da zombi, sfigurato dalla fatica ma soprattutto dal dolore che avverte sulle punte delle dita dei piedi.

Il terzo, più sano di noi, tenta di raggiungere Ospitale in tempo per prendere al volo l’autobus che lo condurra’ alla mia auto, all’albergo Fiames.

Noi due più rovinati arriviamo ad Ospitale dopo poco, giusto in tempo per veder l’autobus passare… Troppo lontani pero’ per prenderlo!

Ci guardiamo rapidamente intorno, Ospitale è praticamente composto da un paio di edifici. Non c’è traccia del nostro amico e questo probabilmente sta ad indicare che è sull’autobus.

Mi disseto alla grande fontana di Ospitale mentre il mio amico, esausto si lascia cadere a terra sfinito, quasi perdendo i sensi.

In effetti non esagerava. Il dolore ai piedi gli fara’ annerire e perdere piu di un’unghia.
A distanza di mesi porta ancora il ricordo “fisico” di quella ferrata!

Arriva l’amico con la mia auto e finalmente raggiungiamo l’Albergo Fiames per una doccia ed un po di ristoro.

Coroniamo l’impresa con un’ottima pizzetta a Cortina, corredata ovviamente di gran birrozza. Ne approfittiamo anche per vedere un paio di facce nuove al di fuori delle nostre tre.

Ci concediamo ancora un’ultima chiacchierata al Fiames, prima del sonno ristoratore, che per oggi sara’ anche “restauratore”.

Qualcuno crolla prima, qualcuno dopo. La giornata è stata intensa, vissuta con calma e con il giusto ritmo, ma comunque lunga e faticosa.

E’ fatta! Questo il mio ultimo pensiero prima di partire per il mondo dei sogni. E’ fatta!

Domani ci alziamo con calma e … Accidenti! Dimenticavo! Domani si va a fare la ferrata Formenton sulla Tofana di Dentro! Sveglia di buon’ora!!!

Sara’ un’altra grande Giornata!

Colazione al Rifugio Lorenzi. E' l'alba e la giornata si preannuncia meravigliosa.
Colazione al Rifugio Lorenzi. E’ l’alba e la giornata si preannuncia meravigliosa.
Vista sul ponte sospeso, all'alba, dal Rifugio Lorenzi.
Vista sul ponte sospeso, all’alba, dal Rifugio Lorenzi.
Si inizia a salire per scalette fisse. La ferrata Dibona ci attende!
Si inizia a salire per scalette fisse. La ferrata Dibona ci attende!
Vista sul Rifugio Lorenzi da una delle gallerie all'inizio della Ferrata Dibona.
Vista sul Rifugio Lorenzi da una delle gallerie all’inizio della Ferrata Dibona.
Percorso in cresta lungo la prima parte della Ferrata Dibona.
Percorso in cresta lungo la prima parte della Ferrata Dibona.
Una della molte postazioni della Grande Guerra.
Una della molte postazioni della Grande Guerra.
Splendido percorso in cengia, lungo la Ferrata Dibona.
Splendido percorso in cengia, lungo la Ferrata Dibona.
Passaggio su tavole. Se ne trova piu' d'uno lungo la Dibona.
Passaggio su tavole. Se ne trova piu’ d’uno lungo la Dibona.
Altro passaggio in cengia, tra baraccamenti e resti della Grande Guerra (15-18).
Altro passaggio in cengia, tra baraccamenti e resti della Grande Guerra (15-18).
Ospitale, alla fine dell'escursione: distrutti ed assetati.
Ospitale, alla fine dell’escursione: distrutti ed assetati.

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