Il Passo San Boldo (702 m), punto di confine tra le province di Treviso e Belluno, è un valico di grande interesse non solo naturalistico ed escursionistico, ma anche storico. La sua importanza nel corso dei secoli è testimoniata dalla presenza di antichi tracciati e, soprattutto, dalla realizzazione di una strada che porta i segni indelebili della Prima Guerra Mondiale.
Fin dall’antichità, il Passo San Boldo ha rappresentato una via di comunicazione cruciale tra la Val Belluna e la pianura veneta. Percorso da pellegrini, mercanti, soldati e utilizzato anche per la transumanza e dagli zattieri che risalivano il Piave, era un passaggio strategico, sebbene caratterizzato da sentieri aspri e impegnativi, localmente noti come “canàl de san Bòit”. In epoca medievale, la sua importanza strategica portò all’istituzione di una “Muda”, una sorta di dogana dove si riscuotevano i dazi sulle merci in transito, a testimonianza del volume di scambi che avvenivano attraverso il passo.
La svolta storica che ha plasmato profondamente il volto del Passo San Boldo è legata alla Prima Guerra Mondiale. Nel 1918, in una fase cruciale del conflitto, l’esercito austro-ungarico necessitava urgentemente di una via di comunicazione efficiente per spostare truppe e artiglieria verso il fronte del Piave. Si decise così di trasformare l’antica mulattiera che collegava Tovena a Trichiana in una vera e propria strada carrozzabile. L’impresa fu titanica e venne realizzata in un lasso di tempo incredibilmente breve: appena cento giorni. Questa straordinaria opera di ingegneria militare, nota appunto come la “Strada dei 100 Giorni”, superò gli ultimi cento metri di dislivello con una serie di ardite gallerie elicoidali scavate nella roccia viva e tornanti con una pendenza media del 10%. Migliaia di operai, tra cui prigionieri di guerra e manodopera locale (donne e bambini compresi), lavorarono incessantemente per completare l’opera prima dell’offensiva finale.
Oggi, percorrere la strada provinciale 635 che valica il passo è un’esperienza suggestiva che permette di apprezzare l’ingegno e la fatica di chi costruì quest’opera in condizioni estreme. Accanto alla strada asfaltata, i vecchi sentieri che raggiungevano il passo in passato continuano ad esistere e ad essere percorsi dagli escursionisti.
Tra i sentieri che conducono al Passo San Boldo, il Sentiero CAI 990, che sale da Tovena, ricalca in parte antichi tracciati e offre un modo per raggiungere il valico a piedi immergendosi nella vegetazione prealpina. Anche porzioni dei sentieri CAI 2 e CAI 991, pur essendo noti per gli anelli escursionistici che si sviluppano dal passo verso le cime circostanti (Bivacco dei Loff, Cima Vallon Scuro, Col de Moi), rappresentano vie storiche di collegamento e possono essere utilizzati per raggiungere il passo da diverse direzioni, intersecandosi con la rete sentieristica pedemontana.
Questi sentieri, pur non avendo la monumentalità della “Strada dei 100 Giorni”, testimoniano l’antica frequentazione del valico e la sua importanza nei collegamenti locali prima dell’avvento della strada carrozzabile. Percorrerli oggi significa camminare su sentieri che hanno visto il passaggio di generazioni e che conservano il fascino discreto delle vie di montagna battute dal tempo e dalla storia. Il Passo San Boldo, quindi, non è solo un punto di arrivo per gli escursionisti, ma un luogo dove natura e storia si fondono, raccontando vicende di uomini, scambi e conflitti che ne hanno segnato l’identità.
Alcune escursioni in zona, qui presentate:
- Escursione da San Boldo verso il Bivacco ai Loff
- Camminata da San Boldo verso il Monte Cimone
- Sulla cima del Monte Cimone
- Salita a La Pèra (Croda del Pravadof) e rientro per il Toresel
- Sentiero Zanin 1031 e Landro de San Vidilio
- I Brent de l’Art (Trichiana)
Per chi preferisce la bicicletta:
- In mtb da Tovena a San Boldo, per bosco
- In bicicletta sull’Antica Via Maestra tra Tovena e Forcal
- La Valsana in bicicletta
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