V-Day in mtb tra Godega e Pojat

8 Settembre 2007 – In bicicletta verso il pojat di Villa di Villa.

Ebbene si, come qualcuno avra’ gia’ notato, oggi siamo in pieno V-Day!

Il paletto, che alle volte ama essere parte anche di fenomeni sociali e non solo paesaggistico-ambientali, sentendone forte l’importanza, organizza una iniziale visita al V-Day in piazza a Godega di Sant’Urbano.

Leggera delusione nel vedere il piccolo banchetto allestito, ma subito ben bilanciata dalla brillante simpatia delle 2 volontarie!

Ovviamente a Godega ci siamo presentati in bici, chi con la mtb e chi con la bici da strada.

Un V-Day come impegno sociale e contemporaneamente come… Mero riscaldamento, prima di iniziare a salire, in questa calda e splendida giornata di sole!

A V-Day espletato ci lanciamo verso Cordignano.

Passaggio in piazza per ricaricare le borracce e poi via verso Villa, da dove s’inizia ad assaggiare la salita.

Un assaggio nemmeno tanto dolce, visto che gia dai primi tratti la strada lascia prevedere ben poca pieta’ nei nostri confronti.

Ma dosiamo bene fiato e pedali, tanto che passiamo incolumi sia la rampa della segheria, sia le due sucessive del Castelat (il Castello di Cordignano).

Da qui cambiamo strada, puntando diritti verso il Pojat (il parco dei Carbonai in localita’ Lamar), dritti verso la gloria!

Non so piu’ nemmeno quante volte ho pensato a questa salita, a tutti quelli che gia’ l’avevano affrontata ed alle tante e tante curve che la disegnano sulle pendici del Cansiglio!

Oggi, finalmente, ci siamo! Io col mio carico di curiosita’ e timori, un amico con tanto di mtb nuova ed allenamento nullo, ma soprattutto c’e’ il terzo, l’elemento portante, il fulcro dell’evento, con bici da strada ed un po piu’ di allenamento ed esperienza!

Come detto la stretta stradina asfaltata ricama dolcemente questa parte del versante sud del Cansiglio, salendo costante, con metodo, senza esagerare.

Certo la differeza di resa tra mtb e bici da strada si fa notare, miscelandosi con esperienza ed allenamento non esattamente di casa presso noi 2 mountain bikers.

Ma si sale, tenendo un ritmo leggero, sudando come d’obbligo viste le temperature estive, sperando sempre di veder comparire il magico ambiente boschivo che caratterizza la foresta del Cansiglio.

E finalmente ci siamo, dopo curve, tornanti e salite, dopo l’ennesima svolta, improvviso e rigenerante, il bosco fa la sua comparsa portando refrigerio e certezze.

Siamo vicini. Il parco dei Carbonai e’ ormai a portata di pedale. Il Pojat sara’ presto nostro, ennesima meta, troppe volte progettata ed abbandonata, ad entrare finalmente nel carniere.

Come un San Boldo, un Rifugio Padova, come un pensiero troppe volte pensato e ancora non concretizzato, il Pojat (circa 850 metri di quota) e’ adesso davanti a me. Quasi incredulo scendo dalla mtb e piano la cedo allo steccato.

Qualche passo indieto, ad ammirare le strutture in legno gia’ viste altre volte, il bosco circostante gia’ assimilato e gustato in precedenza, lo steccato che sobriamente delimita il parco e soprattutto la mia mtb e le altre due biciclette che offrono un sapore nuovo alla visita di oggi.

Nessuna macchina mi aspetta per ripartire. Solo le nostre bici e le nostre forze. Ce n’e’ voluto di tempo ma alla fine l’ho fatto, e ne sono fiero!

I miei due compagni covano intanto pensieri simili ma diversi. Per uno di loro questa prima uscita rappresenta ancora uno sforzo superiore al programmato e forse l’obiettivo raggiunto appare ancora un po’ sfocato. Per il secondo si tratta invece di una sosta quasi dovuta sul tracciato che in un certo senso e’ il suo giro breve del sabato.

Per entrambi siamo in uno dei posti piu’ suggestivi della zona. Un mirabile connubio tra ambiente e presenza umana, tra rispetto e lieto vivere. Il posto delle feste e della memoria dei mestieri antichi, gestito e curato in modo da lasciare all’ambiente circostante la parte di primo attore indiscusso.

Bereve pausa, poi si riparte. Non dobbiamo lasciarci ingannare, mancano altri 2 km in salita prima di iniziare definitivamente a scendere.

Ma 2 km passano presto, specie se sai che sono gli ultimi.

Dopo alcuni minuti raggiungiamo la strada che sale da Sarone (siamo circa a 970 metri di quota), la strada che in costante discesa ci portera’ verso Caneva ed il suo Castello.

Si scende! Pattuita una sosta alla mitica malga del Titti, posizionata a qualche chilometro, sulla strada, in pieno tornante, ci lasciamo andare dosando i freni quanto basta e godendo del moto privo di sforzo.

Il Titti si fa presto avanti, ed e’ quasi un peccato dover arrestare le bici.

Prendiamo posto ad un tavolo all’aperto e mentre il sole ci asciuga decidiamo che un piatto di gnocchi al burro e salvia, con ricotta affumicatan sono il degno premio per lo sforzo profuso.

Anche un buon rosso della casa ed una panna cotta trovano adeguato posizionamento nella ricompensa.

Caffe’ e si riparte.

Gran discesa! Minuti e minuti di curve e ricurve, passando per tutti i punti di riferimento fissati quando scendo in macchina: Maloria, Pian de la Scala, lama di Carpen, i tornanti scavati nella roccia, e giu’ ancora, fino alla pizzeria da Rover.

Pura discesa! Appena dopo la pizzeria da Rover, deviamo sulla destra per aggirare a nord il colle dove sorge il Castello di Caneva.

Altro posto meravigloso, verde, silenzioso, isolato ma vicino al resto del mondo, una nicchia di pace.

Un paio di pedalate, dopo quasi 15 o 20 minuti che non facevo fare un giro completo ai piedi, e siamo al di la’ del Castello, gia’ in vista di Caneva.

Ultima discesa prima di entrare in pianura. Lascio andare la mtb e sfioro a 53 km orari il cartello del limite dei 50 orari. Certo, e’ una cazzata, ma mi fa sorridere.

Siamo in piano, adesso tocca pedalare, ma non manca molto.

Tagliamo le zone trafficate cercando qualche stradina alternativa, passando per la Centrale ENEL di Stevena’ dove alcune panche in penombra ammiccano… Via dritti, siamo stati fuori a sufficienza.

Siamo a Cordignano, in piazza. Giro terminato, ultime congratulazioni e saluti di chiusura, buoni propositi per le prossime settimane e poi via, tutti a casa! Doccia calda e birrozza per reintegrare i Sali ed i liquidi!

Per chi vuole dettagli tecnici:
– tutto il percorso e’ su asfalto
– il dislivello percorso e’ di quasi 1000 metri
– 40 km circa (V-Day a Godega compreso)
– 12 km di salita continua (a spanne)
– 2 km di salita dopo il Pojat
– la via del ritorno, verso Sarone, e’ totalmente in discesa
– si pedala per altri 100 metri dietro al Castello di Caneva
– dalla piazza di Caneva ricomincia la pianura
– per salire ci sono servite… Ore!

Ecco una delle tante curve e ricurve della strada che sale al Pojat. In questo punto la pendenza e' decisamente tranquilla, ma in effetti non e' mai molto peggio di cosi'.
Ecco una delle tante curve e ricurve della strada che sale al Pojat. In questo punto la pendenza e’ decisamente tranquilla, ma in effetti non e’ mai molto peggio di cosi’.
Breve pausa presso una lama, con tanto di panchetta di fronte al laghetto (la panchetta non si vede perche' ci sto seduto io sopra mentre faccio la foto!). Dettaglio sulla bici da strada della nostra "guida spirituale".
Breve pausa presso una lama, con tanto di panchetta di fronte al laghetto (la panchetta non si vede perche’ ci sto seduto io sopra mentre faccio la foto!).
Dettaglio sulla bici da strada della nostra “guida spirituale”.
Ci siamo! Sfatti, almeno i due di sinistra, ma felici! Alle nostre spalle il parco dei Carbonai (detto Pojat) in localita' Lamar.
Ci siamo! Sfatti, almeno i due di sinistra, ma felici! Alle nostre spalle il parco dei Carbonai (detto Pojat) in localita’ Lamar.
Targa rustica in Pojat: quanta saggezza in cosi poche parole.
Targa rustica in Pojat: quanta saggezza in cosi poche parole.
All'interno del Parco dei Carbonai: la ricostruzion in scala di un classico Pojat, l'antico sistema utilizzato qui in zona per produrre il carbone.
All’interno del Parco dei Carbonai: la ricostruzion in scala di un classico Pojat, l’antico sistema utilizzato qui in zona per produrre il carbone.

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