Escursione al Rifugio Pradidali sulle Pale di San Martino

Sabato 15 e Domenica 16 Settembre 2007 – Escursione al Rifugio Pradidali sulle Pale di San Martino.

Ho sempre pensato al complesso montuoso delle Pale di San Martino come ad una grande tavola imbandita di cime e ghiacciai, adorna di un’immensa tovaglia di stoffa grezza e spessa.

Una tovaglia così ampia da arrivare a toccare il suolo, arricchendosi di grandi pieghe.

Pieghe non sempre evidenti ma a volte profonde e distese, quasi ad evidenziare oltre all’abbondanza del tessuto, soprattutto la preziosità del tavolo, ben celato sotto di esso.

Ed è un po’ per questa mia strana visione che, in occasione di questa escursione, mi son sentito un po’ come una piccola formica al cospetto di un enorme tavolo imbandito, pronta ad attaccare sfruttando l’immensa piega formata da una tovaglia troppo abbondante.

Siamo all’inizio della Val Pradidali, poco oltre il rifugio Cant del Gal, e dopo questa mia “prima volta” sulle Pale di San Martino, ovviamente il mio punto di vista cambierà e probabilmente alla tovaglia si sostituiranno valloni, rocce e prati.

Scarponi ai piedi e zaino in spalla. Quella di oggi sarà una giornata d’incontro con qualcosa di visto e rivisto solo sulle mappe. Sarà un giro interessante!

Siamo in tre e siamo pronti. Ci fermeremo al rifugio per la notte, quindi possiamo salire con comodo. Abbiamo il tempo che ci serve.

Sappiamo bene che il rifugio Pradidali sta lassù, alla fine della lunga valle che ci troviamo di fronte, alla fine della lunga piega sulla tovaglia.

Non lo vediamo ma sappiamo che tra 4 ore circa, dopo aver macinato 1100 metri di dislivello, allungheremo una mano per toccarne le mura fresche.

Si parte, testando scarponi nuovi, avanzando con zaini sovraccarichi, annusando l’aria per assorbire tutto di questi momenti così rari.

Poco a poco la dolce pendenza iniziale si fa più palpabile, mentre sudore e fiatone iniziano a fare la loro comparsa.

Ci vuole tempo per regolare il passo, per trovare il ritmo giusto da condividere con gli altri. Non siamo mai stati compagni di viaggio, e questo richiede uno sforzo in più per settare al meglio la voce, il fiato ed il passo.

Ma non va male, anzi tutto fila liscio nonostante zaini massicci e scarponi non perfetti.

Dopo circa un’ora, o poco più, il sentiero fa capolino su uno spiazzo corredato di tavolo, panche e segnaletiche varie.

Da qui si sale molto più rapidi. La mia cartina parla chiaro, riportando una serie di serpentine da far sembrare vivo il tracciato disegnato.

Bene, speriamo che il fiato tenga!

Un primo assaggio di zig zag continui su sentiero di ghiaino, lascia poi il posto ad un accattivante serie di brevi tratti su roccia, attrezzati con corda fissa in acciaio, ma assolutamente non pericolosi ne troppo impegnativi.

La fatica però si somma, quasi matematicamente.
Il fiato è corto, le gambe sentono la stanchezza.

Lentamente qualche crampo si fa sentire.

Sono più di tre ore che saliamo ed il rifugio finalmente si fa vedere. E’ sempre un forte sostegno morale. I sorrisi sbocciano e ci viene pure fame.

Scelto un piccolo pianoro di erba dura come plastica, ci sdraiamo e tentiamo di recuperare le forze.

Il piccolo e soffice pianoro fa un po da divano, un po da tavolo, un po da studio fotografico.

Ci concediamo il tempo che ci serve per riprendere fiato, poi ricarichiamo in spalla i nostri averi e procediamo per l’ultimo tratto.

Ad occhio e croce manca meno di mezzora, ma vedere il Rifugio Pradidali davanti agli occhi ci fa sperare ad ogni passo che la mezzora divenga magicamente un quarto d’ora.

Alla fine, procedendo su roccia, su quello che doveva essere il letto di un grande ghiacciaio, guadagniamo il Pradidali.

Stanchi ma felici, appoggiamo le mani alle pareti del rifugio, riprendiamo fiato ed entriamo.

Il rifugio è grande, accogliente e ben tenuto.

Anche le stanze da letto sembrano nuove e comunque ben tenute.

Solo una nota di demerito sulla carenza di cortesia di alcuni dei gestori. Restiamo a bocca aperta più di qualche volta osservando il comportamento piuttosto grossolano di uno di loro.

E non è il primo rifugio dove passiamo!

In effetti il giorno seguente alcuni amici in escursione domenicale ci confermano la pessima impressione.

Ma non importa, il soggiorno è comunque piacevole. Sebbene oramai il rifugio sia privo d’acqua e questo ci obblighi ad alcune rinunce o restrizioni, viviamo delle belle ore in compagnia.

Dopo l’ottima cena, passiamo un po di tempo all’esterno, fotografando le cime infuocate dal tramonto e poi ammirando la miriade di stelle visibili da quassù.

La serata in rifugio è sempre qualcosa di magico, tutti dovrebbero provare, prima o poi nella vita, il freddo pungente, l’aria tersa e la sensazione di essere solo un puntino fra una moltitudine di stelle.

Poi viene il momento di qualche buon giro di grappe aromatizzate, qualche risata e qualche chiacchiera.

La serata finisce presto, davanti a qualche gioco in legno, a disposizione dei clienti del rifugio che hanno voglia di sfidarsi.

Un ultimo giro a veder le stelle e poi via, tutti in branda! … In realtà la branda è un comodissimo letto, con ottimo materasso e doghe in legno!

Serate semplici, spensierate, che non sono sempre così frequenti. Forse è tutto merito dell’altitudine, che ci fa sentire veramente lontani dai problemi quotidiani.

L’indomani mattino ci alziamo presto, svegliati e risvegliati più volte dagli escursionisti più accaniti. Rumori di vestiti, zaini, bastoni da trekking… Un mix che crea un brusio di fondo più o meno costante, dalle 5 in poi!

Ci prepariamo e scendiamo anche noi per la colazione.

Poi passiamo qualche minuto consultando le mappe ed i cartelli nei pressi del Rifugio.

Decidiamo infine che non ci addentreremo ulteriormente verso il ghiacciaio della Fradusta o verso Rifugio Rosetta. Richiederebbe troppo tempo considerando anche il tempo necessario per scendere poi alla macchina.

Scegliamo quindi di rientrare, ma seguendo un sentiero parzialmente diverso da quello di salita.

Arrivati a metà discesa, in prossimità della piccola piazzola dove si trova anche il tavolo con panche, lasciamo il sentiero di salita per scendere su un altro che si tiene sul lato opposto della valle.

Discesa più lunga, ma meno pendente. Inoltre abbiamo tempo, non c’è problema.

Alla fine siamo alla macchina.

Qualche problemino agli scarponi di uno di noi… Lievi ematomi si annunciano in zona caviglie… Direi che c’è da lavorare sulla calzatura!

Ci sistemiamo e ci prepariamo per lasciare le Pale e puntare su San Martino di Castrozza, per una pizza ed una birra!

Poco dopo la partenza, poco lontano da Cant del Gal, ci fermiamo improvvisamente: l’amico alla guida ha visto un veliero arenato in un prato.

Torniamo indietro un po’ stupiti … Ebbene si! In mezzo ad un prato, tra una collinetta ed un bosco, c’è un veliero arenato nell’erba!

In realtà si tratta di un’installazione! Niente di alieno o di un’altra era. La trovo molto simpatica, anche se i miei amici non sembrano esattamente del mio parere.

Qualche foto e poi via!

Ci aspetta la magica formula: pizza&birra!

Uno sguardo alla lunga valle che dovremo pian piano salire.
Uno sguardo alla lunga valle che dovremo pian piano salire.
Eccoci su uno dei tratti attrezzati. La pericolosita' non e' elevata, ma una mano sulla corda fissa fa sempre comodo appoggiarla.
Eccoci su uno dei tratti attrezzati. La pericolosità non è elevata, ma una mano sulla corda fissa fa sempre comodo appoggiarla.
Siamo oramai in vista del Rifugio Pradidali. Sono quasi tre ore che saliamo, una bella pausa ce la meritiamo davvero!
Siamo oramai in vista del Rifugio Pradidali. Sono quasi tre ore che saliamo, una bella pausa ce la meritiamo davvero!
La notte al Rifugio Pradidali e' ricca di calore umano... In tutti i sensi!
La notte al Rifugio Pradidali è ricca di calore umano… In tutti i sensi!
Il Rifugio Pradidali al mattino. Lentamente il sole fa capolino tra le cime, illuminando gradualmente il paesaggio.
Il Rifugio Pradidali al mattino. Lentamente il sole fa capolino tra le cime, illuminando gradualmente il paesaggio.
Sul sentiero del rientro, nella parte non percorsa in salita, alcuni fiori allietano il passaggio. Siamo nel Parco Naturale di Panevegio e Pale di San Martino!
Sul sentiero del rientro, nella parte non percorsa in salita, alcuni fiori allietano il passaggio. Siamo nel Parco Naturale di Panevegio e Pale di San Martino!
Stentiamo un po a crederci, ma in effetti e' proprio un veliero arenato in un prato... Bizzarra installazione!
Stentiamo un po a crederci, ma in effetti è proprio un veliero arenato in un prato… Bizzarra installazione!

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